In questo periodo gli strumenti quali lo smartphone, il tablet o il computer, hanno svolto un ruolo fondamentale per comunicare con il mondo esterno consentendo di poter lavorare da casa, seguire le lezioni scolastiche, mantenere il contatto con gli amici oppure semplicemente per giocare con i videogiochi. Proprio nel gioco molti hanno trovato un alleato contro la noia e anche contro l’isolamento, visto che la maggior parte delle sfide si affrontano a distanza via Internet. Le sfide on-line proposte dai titoli di maggiore successo quali “Fornite” o “Call of Duty”, prendono molto sotto l’aspetto emotivo e spesso la persona coinvolta non riesce ad accorgersi del tempo trascorso a giocare. Poiché un adulto normale è dotato di un maggiore autocontrollo, i soggetti più vulnerabili, vuoi per la facilità di interagire con computer e telefonini, sono soprattutto gli adolescenti nella fascia di età compresa dai 12 ai 17 anni. Si parla di ragazzi che sfuggendo al controllo dei genitori, passano mediamente dalle due alle quattro ore al giorno davanti a un video sottraendo spazio ad altre attività. Gli esperti temono che dopo il lockdown ci possa essere un aumento dei soggetti esposti ad una vera e propria dipendenza da videogiochi. Si dice che in Italia ci siano oltre 300.000 adolescenti che passano anche 80 ore alla settimana a giocare con il computer e si parla di patologia quando il giocare si associa a un progressivo isolamento sociale. Ci sono alcuni campanelli di allarme a cui i genitori devono prestare la massima attenzione e quasi sempre iniziano con un di calo di rendimento e di disagio nei confronti del mondo scolastico accompagnati da repentini cambi di umore e una progressiva perdita di interesse nelle consuete abitudini fino a rinunciare ad uscire di casa.
Di fronte ai primi segnali di dipendenza i genitori devono allertarsi senza manifestare segni di imposizione o divieto che provocherebbero degli effetti contrari cercando invece di concordare un tempo per il gioco e provando a giocare assieme a loro, scegliendo il videogioco e condividendo il tempo necessario e sufficiente per il piacere di godersi questa forma di divertimento insieme e non da soli. Evitare inoltre che i videogiochi vengano utilizzati nella camera da letto cercando di spiegare che non è il luogo adatto poiché risultano nemici del sonno.
Secondo gli esperti prima di rivolgersi ai centri specializzati è determinante il ruolo dei genitori che hanno il compito di condividere e di proporre alternative quali un concerto, un evento sportivo o una gita ma soprattutto fare in modo che i ragazzi tornino agli interessi di prima: uscire con gli amici, frequentare qualche palestra o qualche associazione sportiva.
Qualora un genitore dopo aver provato non si sentisse in grado di affrontare un percorso condiviso con il proprio figlio può sempre rivolgersi ad uno dei centri specializzati sparsi in tutta Italia per la “cura dalla dipendenza dei videogiochi”.